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Le interviste di Salvio Parisi: Alessandro Condurro

Wine o’clock: 5 domande e 1 calice

Michele Condurro è l’antesignano della pizza: la sua Antica Pizzeria a Forcella è a pieno diritto uno dei simboli ultracentenari della cultura napoletana.

Alessandro, quinta generazione Condurro, si occupa della tutela dello storico marchio (approdato persino nella moda uomo sulle t-shirt di Comme des Garçons) ed è responsabile del branding internazionale che gira il mondo con meritato successo.

Ciao Alessandro,
Mezz’ora di relax per conversare e raccontarti. Scegli un calice di vino dalla nostra cantina Wine&TheCity: hai una preferenza di vitigno o etichetta?
Vigna Quintodecimo Taurasi Riserva  DOCG

Michele è la storia della pizza napoletana: dal 1870 è annoverata tra i luoghi iconici della tradizione partenopea e della cucina nostrana. Come vi confrontate con la moderna pizzeria che spesso si cimenta anche nel cosiddetto (e ormai un po’ anacronistico) “gourmet”?
Dici bene, Michele ormai è diventato un’icona. Il merito è di coloro che ci lavorano e ci hanno lavorato, ormai da 150 anni. Grazie ai miei avi, a mio nonno Salvatore, a mio zio Antonio e a tutti coloro che hanno speso la loro vita per l’attività di famiglia, Michele, più che una pizzeria, è un monumento, un concetto, fuori dalle classifiche. Ormai si è trasformato in un luogo da “pellegrinaggio” per un culto laico, inserito in quegli itinerari in cui si cerca più l’esperienza che il solo assaggio della pizza.
Il nostro rapporto con il “gourmet” è quindi pacifico. A me piace gustare pizze diverse, in altre pizzerie, purché non si esageri, che è una tendenza in cui a volte si cade, quando il pizzaiolo sceglie prodotti particolari e di qualità che però non sono sempre perfetti per gli abbinamenti. Come dire: mi piace assaggiare le pizze gourmet, ma a casa mia restiamo legati al gusto della Margherita e della Marinara.

Conciliare questo atavico mestiere tra artigianato e impresa: training specializzati, corsi di aggiornamento, digitalizzazione del brand e network marketing, fino al social storytelling. Com’è Michele 2021?
Michele nel 2021 è un brand: da luogo di culto della tradizione culinaria partenopea al nonno Michele come icona della pizza, riconoscibile in tutto il mondo. Questo step è possibile grazie alle più attuali tecniche di marketing e comunicazione e a uno storytelling che si basa su una storia vera. Abbiamo la fortuna di non dover inventare nulla, siamo una pizzeria con 150 anni di storia e con tante storie da raccontare. Questo storico parte proprio dal locale di Forcella e viene portato nel mondo da sedi in Europa, Giappone, Stati Uniti, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Quindi nel 2021 Michele è anche un’azienda moderna che guarda al futuro, soprattutto nell’ambito di comunicazione, grafica e tecnologie. Ripeto spesso che Michele è il futuro della pizza e non (solo) il passato.

«Michele in the World»: raccontaci questo progetto che va ben oltre il franchising.
Michele in the World è l’evoluzione de L’antica pizzeria da Michele. Per anni ci è stato chiesto perché non portassimo la nostra pizza a Milano o in Giappone e alla fine l’abbiamo fatto. La nostra mission è portare Napoli e la napoletanità nel mondo, attraverso il suo simbolo più amato, la pizza. Spesso troviamo forza nella collaborazione con attività in co-branding, tra cui produttori campani di dolci, beverage, verdure, di cui proponiamo i prodotti nelle nostre sedi del mondo (attualmente 18). Il progetto MITW è in espansione, in tre anni arriveremo a 40 pizzerie e non ci fermeremo solo a questo. Il nostro staff è formato da giovani creativi, entusiasti di far parte di questo progetto in costante evoluzione, con idee nuove che si studiano ogni giorno.

Viaggiare: per lavoro e/o per tempo libero. Tu sei un vero globe trotter: qual è la tua quadratura del cerchio?
A me è sempre piaciuto viaggiare e girare il mondo. Ho avuto la fortuna di crearmi questo lavoro che mi consente, grazie a Michele, di approdare in tutto il mondo. Se potessi, vivrei su un aereo. La sensazione più bella è quella che provo nel giorno dell’inaugurazione di un nuovo locale. Guardo le persone che vengono aa assaggiare la pizza, magari napoletani che vivono nel luogo in cui apriamo o figli e nipoti di “emigrati” e tutti sono commossi, ricordano l’infanzia. In tanti mi raccontano che Michele è la prima pizza che hanno mangiato, quasi come fosse un imprinting, perché il padre o il nonno li accompagnavano a Forcella. Con Michele giro il globo e il Covid ci ha solo frenati un po’. Durante la pandemia abbiamo aperto due sedi in Arabia Saudita e speriamo ora di ricominciare a viaggiare entro breve per nuove aperture. Tra queste possiamo già annunciare Manchester e una seconda sede negli USA.

Vino per degustare, evocare, festeggiare, meditare abbinare. Raccontaci il tuo calice.
Da qualche tempo ho imparato ad apprezzare di più il vino, a conoscerlo un po’ meglio. Sicuramente tra i vini italiani la mia preferenza va alla Campania, perché credo che da qualche anno i produttori campani stiano facendo un grande lavoro di valorizzazione del territorio grazie a un costante perfezionamento della qualità e del prodotto. Attualmente nella nostra regione abbiamo eccellenze sia tra i vini bianchi che i rossi: se devo esprimere una preferenza, scelgo un buon calice di vino rosso.
Una etichetta che amo è il “Vigna Quintodecimo”, in particolare il Taurasi Riserva dell’azienda Quintodecimo del professor Luigi Moio.
Un vino forse non da tutti i giorni, un calice da meditazione o da occasioni importanti: lo abbinerei a una superba pietanza di carne e terra o lo sorseggerei davanti al camino nelle fredde sere invernali.
Mi ammalia per il suo carattere deciso, tipico dei vini del Sud, ma allo stesso tempo elegante ed equilibrato.

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