Nel 2024, la provincia di Messina si è confermata una delle punte di diamante del turismo siciliano, grazie a una crescita costante dei flussi turistici, alla varietà delle offerte esperienziali e a una rinnovata attenzione verso l’eno-turismo di qualità. Le Isole Eolie in particolare hanno visto un afflusso turistico vivace e variegato, in netta controtendenza rispetto alle flessioni registrate in alcune altre aree del Sud Italia.
Alle Eolie la ripresa passa dal mare e dalla lentezza. Le isole hanno registrato oltre 146.000 arrivi solo nel comune di Lipari, con una permanenza media in aumento rispetto all’anno precedente. Un dato che racconta la crescente voglia di esperienze slow e autentiche, lontane dalle grandi masse. Il flusso si concentra soprattutto tra giugno e settembre, ma si segnalano incoraggianti segnali di destagionalizzazione, anche grazie alla promozione di itinerari alternativi come trekking vulcanici, laboratori di cucina e visite a vigneti autoctoni. La Cucina Eoliana: sapori di fuoco, vento e mare. Una delle espressioni più autentiche e vibranti del patrimonio gastronomico siciliano. Intimamente legata alla morfologia vulcanica e al paesaggio marino dell’arcipelago, la cucina eoliana nasce dalla fusione di tradizione contadina, cultura marinara e influenze mediterranee, alimentate nel corso dei secoli da scambi e contaminazioni che hanno attraversato queste isole di passaggio.I sapori eoliani raccontano una terra difficile ma generosa, dove la semplicità si fa sofisticazione grazie alla qualità degli ingredienti, alla sapienza del tempo e all’equilibrio tra forza e delicatezza. È una cucina che conserva il respiro del fuoco e della pietra, della macchia mediterranea e del vento salmastro, della pesca e dei terrazzamenti coltivati a mano.
I protagonisti della cucina eoliana sono prodotti poveri trasformati con intelligenza e creatività. Al primo posto ci sono i capperi e i cucunci, simboli assoluti della cultura gastronomica locale. A questi si uniscono pomodorini secchi, cipolle rosse, olive nere, origano, aglio, finocchietto selvatico, basilico e menta, usati per insaporire e profumare ogni piatto. Non mancano le verdure dell’orto isolano – melanzane, zucchine, peperoni – spesso conservate sott’olio o fritte alla maniera tradizionale. Il mare fornisce pesce azzurro, calamari, ricci e polpi, mentre dalla terra arrivano formaggi caprini, fichi, uva passa e miele di macchia.Una specialità è il pane cunzatu, condito con olio, pomodoro, origano e acciughe, spesso servito in trattorie e panifici locali. Tra i dolci stagionali si trovano, invece, le ncannulate (ciambelle di pasta lievitata), le cassatedde fritte, i biscotti al sesamo, e le confetture di fichi e uva passa. A fine pasto, immancabile, un bicchiere di Malvasia dolce accompagna frutta secca o dolci di mandorla, in un rito che mescola silenzio, convivialità e memoria.
Una cucina culturale: la cucina eoliana non è solo un insieme di ricette: è memoria collettiva, rito stagionale, identità condivisa. È un ponte tra terra e mare, tra l’isola e il mondo, capace di farsi racconto turistico e narrazione emozionale. Oggi viene riscoperta e reinterpretata da giovani cuochi locali e progetti gastronomici che coniugano tradizione e innovazione, sostenibilità e territorio. Nel contesto di “Sicilia Regione Europea Gastronomica 2025”, la cucina eoliana si afferma come modello di gastronomia territoriale, capace di dialogare con le nuove sfide del turismo esperienziale, dell’educazione alimentare e della valorizzazione del paesaggio.Ogni piatto eoliano è un racconto di pietra e vento, un invito a sedersi, condividere e riconoscersi in un’identità profonda, semplice e straordinaria.
E poi c’è il vino. Sempre più turisti arrivano nelle Eolie attratti dall’eno-turismo. La denominazione d’origine controllata Malvasia delle Lipari DOC sta guadagnando visibilità a livello internazionale, grazie alla qualità dei vini e al fascino del territorio di produzione. A Salina, in particolare, il percorso della Malvasia accompagna i visitatori in cantine incastonate tra mare e montagna. L’esperienza enologica si intreccia così con quella turistica, offrendo degustazioni, visite guidate e story-telling del territorio. È qui, tra un bicchiere di Malvasia o un’escursione in barca che il turismo trova la sua cifra più autentica: quella dell’identità. E dell’accoglienza, senza confini.