Scritto da 16:14 Non solo vino

50 Best 2022, W l’Italia! (ma il Sud dov’è?)

Parla italiano, la nuova edizione dei 50Best Restaurants, la classifica-evento ideata e organizzata dalla William Reed Business Media, celebrata ieri sera al l’Old Billingsgate di Londra. Sei locali nelle prime trenta posizioni, di cui due nella Top Ten.

Mai successo prima. Una piccola ma decisiva sequenza di exploit (con un solo minimo smottamento, quello di Piazza Duomo di Alba, sceso dal diciottesimo al diciannovesimo gradino).
Rispetto allo scorso anno e partendo dal basso, il St. Hubertus di Norbert Niederkofler (San Cassiano, Bolzano) si è arrampicato fino al numero 29, partendo da quota 54 (quindi non propriamente nei 50Best, ma nel ranking che classifica i ristoranti dal centesimo al cinquantunesimo posto), mentre Niko Romito (Reale, Castel di Sangro, L’Aquila) è salito dal numero 28 al 15.

Massimo Bottura con Mauro e Catia Uliassi

Massimo Bottura con Mauro e Catia Uliassi

E poi i fratelli Uliassi, Mauro e Catia (Senigallia) premiati anche per la miglior new entry dell’anno. Per loro, un balzo di quaranta posizioni, da 52 a 12. Premiazione Mauro Uliassi (fonte video Repubblica Tv)

Decimo Le Calandre  dei fratelli Alajmo (Rubano di Sarmeola, Padova) che l’anno scorso occupava il posto numero 26 e addirittura ottava un’altra coppia di fratelli virtuosi, i Camanini, con il loro Lido 84 (Gardone Riviera, Brescia), che nell’edizione 2021 occupava la quindicesima posizione.

La gigantesca macchina da guerra di marketing&comunicazione allestita dalla squadra di Reed è cresciuta nel tempo e ormai funziona a meraviglia. Un mix sapiente e spregiudicato di social e critica gastronomica, sponsor e video, premi alla sostenibilità e influencer. Il tutto, tradotto e messo in scena nella notte londinese in perfetto american style: red carpet, musica e luci come non ci fosse un domani, primi piani commossi, braccia al cielo, fiumi di aggettivi superlativi. Maestro di cerimonie non ufficiale Massimo Bottura, ormai assurto a deus ex machina del gran circo della gastronomia mondiale, entusiasta e irrefrenabile alter ego del bravo presentatore Stanley Tucci.

Così, al netto delle cento menzioni dei business supporters della serata, abbiamo scoperto che la Danimarca ospita una volta di più – il tempo del Noma non è passato invano – il miglior ristorante del mondo, ovvero il “Geranium”. Poi il Central di Lima e “Disfrutar” a Barcellona. Nei primi dieci, sei locali di lingua spagnola, tra Spagna e America Latina, più due italiani e un brasiliano: come una nota calda alle spalle della perfezione con poche morbidezze della cucina scandinava.

Geranium, Copenhagen

La classifica, al netto dei due ristoranti russi “Whtie rabbit” e “Twins garden” epurati dagli organizzatori, certifica anche la scalata dell’Europa verso le posizioni più alte, la permanente invisibilità delle donne (due nei primi 50) e quella del continente africano (un locale).

In quanto all’Italia, il ristorante più a sud in classifica si trova in provincia dell’Aquila. Eppure i turisti del mondo intero glorificano la cucina “meridionale” come la più golosa, passionale, magnifica. E invece, proprio come la Michelin, anche i 50 Best faticano assai a inserire nel gotha della ristorazione le insegne da Napoli in giù. Da qualche parte ci deve essere un errore. Bisognerà ragionarci sopra e piuttosto seriamente, perchè le Tre Stelle, così come un posto nei 50 Best, significano moltissimo a livello di stimoli, notorietà, clientela internazionale. Ovvero le condizioni indispensabili per far prosperare l’alta gastronomia, a maggior ragione quella del Sud. Se fossi uno stellato del Meridione, mi arrabbierei assai.

QUI la classifica completa dei ristoranti premiati

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